domenica 5 luglio 2009

Ci vediamo di là!

Cari amici, in pochissimi giorni la Ginestra ha racimolato su Facebook la bellezza di OLTRE DUECENTO fanz! Inoltre, con un lavoro paziente e certosino, Giovanni ha caricato tutti i nostri doppiaggi sulla pagina a noi dedicata.

Dato che i lettori di questo blog rasentano lo zero, così come gli aggiornamenti del blog medesimo, e dato che pian piano Youtube sta cancellando tutti i nostri video per questioni di diritto d'autore, vi invitiamo a venirci a trovare direttamente su Faccialibro.

Un salutone a tutti,
La Ginestra sul Porcile

lunedì 29 giugno 2009

La Ginestra su Facebook

La Ginestra sul Porcile è su Facebook!

Diventa nostro fanz seguendo il link!

sabato 22 novembre 2008

Canale ginestronzo YouTube

Dato che persino i Monty Python hanno aperto il loro canale su IuTiub, ci sembra doveroso ricordare che i filmati della Ginestra (non sono proprio tutti, ma ci stiamo lavorando) si possono vedere a questo indirizzo:


Buone olive a tutti!


giovedì 6 novembre 2008

S&tC -3x07- speciale elezioni 2008

E dunque e' successo. Quello che avevamo già visto, ma solo quando improbabili asteroidi, apocalittiche sciagure climatiche o orde di famelici alieni erano a punto di minacciare la terra e' realta. Il primo presidente afroamericano della storia degli Stati Uniti. C'e' da dire che era nell'aria, i sondaggi delle ultime settimane non lasciavano adito se non a sospetti di brogli colossali, unico modo per arginare la vittoria di Barack Hussein Obama II, vittoria che alla fine c'e' stata, e' stata una stravittoria, e questo forse era meno prevedibile. La serata di martedi 4 Novembre 2008 sara' ricordata per molto tempo e devo dire che e' stato per me uno dei momenti piu' belli di quest'anno, per essere qui a vivere in prima persona un evento storico. Non c'e' bisogno di raccontare come l'aria nella zona dove vivo (Washington Heights -ispanica-) o lavoro (Harlem -nera-) era veramente elettrica, per tutto il giorno, tra le code ininterrotte in scuole e chiese, si vedeva che la gente non aspettava altro che la chiusura dei seggi per iniziare la festa. La partita in verita’ era segnata dal principio, quando 21 mesi fa la campagna elettorale si era messa in moto era palese che per i repubblicani sarebbe stata davvero dura, troppo pesante e scomoda l'eredita di 8 anni di amministrazione Bush, per vincere Obama avrebbe dovuto essere dalla parte dell'elefante che invece in John McCain ha trovato un combattente (ma piu' pronto par gli anni azzurri che per lo studio ovale) che non e' riuscito a far credere agli americani di non essere la mera continuazione dello statuso quo. Belli entrambi i discorsi di vincitore e vinto. McCain ha ammesso i suoi errori, forse la scelta della controversa Sarah Palin come numero due (ma questa xe' giovane e il fresco dell’Alaska preserva, tra 4 o 8 anni ne sentiremo riparlare, non dubitate), forse le politiche economiche od estere, ma contro il giovine nero pieno di belle parole e speranze che si poteva fare di piu'? Ecco perche' molti dei repubblicani rimangono scettici proprio per la mancanza di esperienza in campo internazionale e non solo dell'ex-senatore dell'Illinois; non c’e’nulla da dire il tipo parla bene, infiamma le folle e come detto il discorso di accettazione al Grant park di Chicago e' stato ai limiti del lacrimoso, a tratti sembrava Giovanni Paolo II ad una giornata della gioventu’!!!
I primi risulatati hanno iniziato a sgorgare dalle 19 quando buona parte della costa est chiudeva i seggi, gia’ si vedeva che McCain non poteva sfangarla senza vincere almeno Ohio e Florida invece puntualmente caduti nel sacco democratico; Notevole la manbassa nel New England dove Obama ha vinto tutto (New Hampshire, Vermont, Maine, Massachussets, Connecticut e Rhode Island) e nel nord est dove si cuccava i primi pezzi grossi: Ohio come detto, ma anche Michigan e Wisconsin. Fino alle 20.30 McCain teneva grazie al Kentucky, Georgia, Tennessee e parte del sud roccaforte repubblicana ma poi con l’ondata dei risultati delle 21 tutto e’ cambiato. McCain teneva a fatica il Texas (unico grande stato andato ai repubblicani) e la striscia del mid-west Oklahoma, Kansas, Nebraska e le Dakote ma tutto il resto andava a Obama che prima che si chiudessero le votazioni sulla west coast gia’ aveva sfondato i 200 voti (su 270 necessari per vincere). Con le prime proiezioni di California, Washington e Oregon i giochi erano fatti e poco dopo le 23 McCain era gia’ sul palco nella sua Phoenix a pronunciare un composto e onorevole discorso di resa. Ha fallito nel attirare gli ispanici (strenuamente pro-Hillary prima) ma alla fine approdati da Obama che con promesse immigratorie diciamo flessibili si e’ portato via New Mexico, Nevada (e le lobby dei giocolieri d’azzardo) e ha battagliato con McCain fino all’ultimo nel suo stato natale, l’Arizona.
Detto degli sconfitti passiamo ai vincitori. Sicuramente artefici primari di una vittoria di questa portata sono stati i David direttori della Obama campaign Axelrod e Pluffe, capaci di mettere su una macchima da guerra devastante, con bombardamenti di telefonate, e-mail a tappeto finanche ad applicazioni create ad hoc per iPhone e compagnia, per la serie nulla e’ stato lasciato al caso. La stampa si e’ schierata in blocco con Obama dopo un inizio titubante, culminato con l’endorsement del New York Times. La televisione ha preso di mira un po’ tutti focalizzando di sicuro sulla satira (della splendida Tina Fey) contro Sarah Palin, ed ha avuto in Oprah Winfrey la grande mente. Ricordiamo che la indiscussa padrona della TV americana, gia’ era considerata tra le 10 donne piu’ influenti del mondo, unica miliardaria donna afroaemricana ed ora si ritrova ad essere anche colei che per prima ha spinto il giovane senatore a tentare il colpaccio, next stop? Direi Papessa. Tutto o quasi il mondo del cinema e della musica era compatto nel sostenere Obama e non da ultimo tutta la comunita’ accademica con credo solo un giornale universitario su piu’ di cento a favore di McCain che aea fine in tutto credo gavara’ tira’ su l’appoggio de un par de societa’ bocciofile e de ex-veterani de guera (di indipendenza probabilmente)...
E’ stata anche la guerra delle first ladies, anche qui ha prevalso la venere (ma anca no) nera Michelle Obama tutta indaffarata a far sapere di vestirsi negli outlet con strasse improponibili giusto per coltivare e cavalcare al meglio la figura di figlia del popolo, non vi inganni comunque questa avvocatessa laureata alla Princeton University e Harvard Law School, che no ghe manca certo el centesimo par rivar a fine mese. Dall’altro lato la psico-barbie milionaria Cindy McCain, rimasta sempre elegantemente nell’ombra probabilmente sotto antidepressivi.
E dunque da gennaio la casa BIANCA avrà il suo primo presidente NERO, calma amici juventini che già vi sfregate le mani a sentir parlare di tutto sto bianconero, il buon Barak è fedele fan dei Chicago White Sox da sempre e nulla più…
Concludiamo constatando come l’America abbia dato ieri una nuova lezione di integrazione dimostrandosi sempre pronta al cambiamento anche il più inaspettato, di questo passo il prossimo stop sarà una donna presidente, per poi passare alla donna-nera, alla transessuale-pentita-afroamericana, alla transessuale-pentita-afroamericana-disabile, fino ad una Barbarella aliena tanto per chiudere il cerchio storico e riportarci all’inizio, quando queste cose succedevano solo nei film!!!

Politica interna

Torniamo a noi, come qualcuno avrà notato abbiamo avuto seri problemi nei trascorsi due mesi per uscire in stampa, dovuti ad improrogabili impegni religiosi per trovare la maniera di esorcizzare i 666 demoni che abitano il corpo del mio professore. Dopo il fallimento di acqua benedetta, voodoo, santeria, ed affini non resta che rassegnarsi ad una blasfema convivenza, che non lascia molto spazio per null’altro al di fuori delle mura del lab… Nel mentre, in un momento di condivisibile tregua ad Halloween sono riuscito ad imbucarmi ad un party e a svuotare ed intagliare la mia prima zucca, no ve digo, co toki arancioni e semi fin ai zanoci però devo dire che una volta che hai finito e metti il lumino da cimitero dentro da anca soddisfassion…
Per il resto normale amministrazione, segnalo l’apparizione sul portone del condominio la settimana scorsa di una taglia “wanted” per un pluriomicida esule della giustizia che secondo il NYPD si nasconderebbe in uno dei tre condomini della mia strada… Appello: More, che no te salta el mato de vegnerte scondar casa mia che desso che go cavà el condissionator daea finestra ghe entro a mala pena mi nea stansa…

M

sabato 11 ottobre 2008

domenica 24 agosto 2008

S&tC 3x06

Saluti a cinque cerchi cari lettori,


Si spegne il braciere olimpico e qui siamo ancora con la lingua felpata, e per chi non avesse colto, mi riferisco al martellare dalla mattina alla sera con gli ori vinti da Phelps a Pechino, che sinceramente no se ghe ne pol piu’... C’e’ da dire che non ho registrato molta euforia in generale a parte qualche incremento nei grugniti e broncospasmi che utilizzano per comunicare i cinesi al campus, probabilmente orgoglio nazionalista? Sul fronte casalingo poco da segnalare, finalmente dopo mesi il buco sul soffitto e’ stato riparato e come avevamo predetto, il tutto era legato all’attesa della manodopera a prezzo di saldo (leggasi in nero n.d.r): tradotto il genero della signora ed il fratello di lui i se ga presenta’ un mercore de sera ae dieze e quaranta par far el lavoro... E via a smissiar malta, sbati, scrosta, martea, trapana, calcinacci che pioveva, a gata insemenia ecc. Aea fine i ga finio el lavoro all’ 1.00am me imagino per la felicita’ dei vicini che comunque hanno dimostrato un’alta soglia di sopportazione, considerando che nei condomini italici se gnente gnente te casca na presina a coppia de veci del piano sotto te bate coa scoa...
E la riparazione e’ arrivata giusto in tempo per la visita ufficiale tra capi di stato quando la mia famiglia e’ venuta a casa a trovare la signora... Scene di ordinaria follia, coe tipiche giosse di imbarazzo da manga giapponese, dove nessuno sapeva cosa e in che lingua dire -drammatizzazione di scena tipo:” chiedigli se vogliono qualcosa da bere, volete?, nooo non serve, dicono di no, ma neanche un po’ chiedigli, neanche un po’? vabbe’ dai dille grazie, ok grazie, prego, prego, prego”- e cussi’ via, se non altro ho visto aprirsi un’altra realistica possibilita’ di lavoro come traduttore simultaneo... Comunque dopo il consueto scambio di gagliardetti e strette di mano ghe ne semo vegnui fora e sbrigata la burocrazia e’ tempo di vacanze!!

Hotel California

Volo tranquillo di circa 5 ore con saltuari tremolii che facevano male piu’ al mio braccio sinistro lasciato in carne viva dalle unghie della mamma in panico pre-schianto che allo stomaco, peraltro vuoto visto il poverissimo servizio nei voli interni. Dopo aver ritirato l’auto all’aeroporto eccoci sfrecciare per le strade di San Francisco, in realta’ piu’ che sfrecciare il nostro e’ un andamento sinusoidale, su e giu’ per “collinette” che farebbero impallidire molti dei nostrani sentieri alpestri... il tutto condito dal famoso tram chiamato desiderio (vista la coda di turistume in attesa del giretto panoramico) che si inerpica con la gente attaccata fuori (preso due volte, igrumai come sardee). Fa un freddo becco a cui non si era preparati arrivando da NY seguendo il mantra baywatch “California = sole = spiaggion” percui urgono felpe e ripari. Arriviamo all’albergo vicino a Union Square, un classico caso di molto fumo e poco arrosto, con posteggiatore che ti prende le chiavi e sparisse co l’auto, facchini che ti strappano a forza di mano le valigie promettendoti di portartele in camera e ti intanto ti speri che no i se e gratta e hall faraonica, po ti rivi in camera e... tanto rumore per nulla, che par ver do sugamani in piu’ a momenti ne tocava rubarghei dal caro dea salvadoreña che fazeva e camere... La citta’ e’ piccolina ma simpatica, non da viverci, magari per le vacanze, bella la zona del porto dove tra l’altro ci siamo avventurati in un ristorante, “The stinking Rose” (o “la rosa fetente”) che cucina tutto con l’aglio dalla pasta, alla carne, al pesce fino ad uno rivoltante gelato all’aglio che ci ha tenuto sulla soglia dello sbocco per interminabili secondi. Nei successivi 2 giorni visite intensive a parchi e coste del circondario tra i quali segnalo il Muir Woods national monuments, un bosco di sequoie, il posto piu’ bello visitato nella vacanza e il Golden Gate national recreation area (imponente il ponte anche se ahime’ mezzo nascosto dalle nubi).

The ultimate Christmas tree

Next stop Yosemite Park. Addentrandoci nella California continentale inizia la tristezza: deserto e poco piu’ con qualche oasi di verde come e’ appunto lo Yosemite Park. Qui a Mariposa Groove c’e un altro sequoieto, meno bello del Muir Woods ma con una bestia grande come un palazzone per altezza (63.7 metri, giusto per comparazione la torre di Pisa è alta circa 59 metri…) e diametro (7.8 metri): si tratta del Grizzly Giant la 25ma sequoia più grande del mondo, per il resto il paesaggio e’ molto dolomitico. Uscendo dal parco ci fermiamo a Lee Vining sulle rive del Mono lake, un lago salato con delle specie di stalagmiti che vien su dal fondo, qui facciamo anche la prima e unica visita a una delle migliaia di citta’ fantasma che sono disseminate in sta zona: praticamente sono citta’, paroea grossa, diciamo borghi (spesso minerari) abbandonati a fine 800 su cui ora i piccoli contadi marciano per attirare i turisti, la filosofia che consigliamo e’: vista una viste tutte...

Cristo non si è fermato a Panamint Spring, ga tirà drito…

Tempo di ripartire alla volta della Death Valley. Per evitare di passarci col sol in candea e sciogliere gli pneumatici, ci fermiamo una notte all’imbocco della valle, nella Eboli californiana che e’ Panamint Springs (popolazione 5: a coppia de veci che gestisce il motel, il figlio alla pompa di benzina, la figlia al general store e un cuoco a cottimo) veramente un luogo dimenticato da Dio nel deserto dove ovviamente non potevano mancare altri italiani... quest’anno un flagello di europei per tutti i gusti, sara’ anca l’euro forte ma... Comunque ae 8.30 de sera xe’ buio pesto, in camera gnanca na strassa de tv, fora piu’ che cactus e 40 gradi no ghe xe’ percui andiamo a letto per partire presto il giorno dopo.
E fu sera e fu mattina. Settimo giorno: la Death Valley tiene fede al suo nome, e’ morta. Km e km di steppa con un unico punto sabbioso a dune e un paio di zone panoramiche come la Dante’s view e lo Zabriskie Point. Sono le 13 e il sole non mostra segni di pieta’ percui ci dirigiamo verso l’ultima tappa del nostro viaggio, la citta’ che sfida il deserto ed il buon costume, Las Vegas.

Rien va plus, le jeux sont faits

Come i lettori di vecchia data ricorderanno non e’ la mia prima visita a sin city e c’e’ da dire che poco e’ cambiato, se si esclude un mega-mostro di 5 palazzoni che sta sorgendo sulla via principale. Questa volta non e’ Aprile e se sente, i seppur brevi raccordi tra un casino’ e l’altro che costringono ad uscire e lasciare lo scudo di aria condizionata degli edifici sono devastanti. L’albergo di questa volta e’ il Luxor, il piramidone di plastica egizia, credevo meglio. Di buono c’e’ la mostra che e’ allestita al primo piano che dopo due anni di attesa finalemente io e Giacomo decidiamo di visitare: si tratta di BODIES una esposizione di “pezzi” di uomini (meglio di cinesi) che hanno donato i corpi a fini educativi e che dopo innovativi trattamenti sono esposti tagliati, spelati, sezionati, colorati e permettono di vedere come siamo fatti dentro, ma davvero!!!
Nei successivi due giorni abbiamo seguito la formula canyon di giorno, citta’ di notte visitando un paio di altre riserve nell’hinterland e aspettando che il sole calasse per vedere un po’ di luci e peccatori. Circa 10$ la somma persa questa volta alle malefiche e droganti slot-machines dove ancora una volta devo riportare una cospiqua e inquietante presenza de girei, carrossee, bomboe de ossigeno, tripodi, amplifon ecc. Il tutto simboleggiato da una vecia incastrada co a carrossea tra do careghette di due videopoker fortunatamente con la possibilita’ di muovere autonomamente almeno una mano, non per premere il salvavita beghelli (se, figurite, queo se o gaveva za’ magna’ aea roulette) ma il tasto “rilancia”...


M

sabato 14 giugno 2008

S&tC 3x05

Giugno dà caldo e sete al contadin che miete cari lettori,

Tutto e’ bene quel che finisce bene e dopo un mese di patemi sono finalmente riuscito a terminare la mia tesina ed a passare l’esame di abilitazione all’ultimo livello del dottorato che mi lancia verso lo stricione del traguardo. Na roba che a tesi patavina xe’ stada acqua fresca a confronto, comunque la presentazione e’ stata un apprezzato successo ed il profluvio di complimenti arrivatomi e’ stato accolto come l’“acqua” da una agitata anna dei miracoli. No ghe ne podevo piu’ col me professor, una penelope della scienza, che un giorno fazeva e uno disfava, e cambia questo e togli staltro e zonta na figura e cava quea virgola, in piu’ il giorno dell’esame una della commissione riva 5 minuti prima e me fa “Guarda non ho avuto tempo di leggerla tutta la tesina, perche’ hai scritto cosi’ tante pagine e me l’hai conseganta cosi’ tardi? Non possiamo rimandare a meta’ Giugno?” Mi gavevo gia’ na punta de ictus dal fastidio visto che se gera par mi se podeva serrar su un mese prima e mandar via a roba aea commission ma staltro voeva controear anca i sinonimi... Comunque sapendo che mi ero esposto a questo rischio, ma conoscendo anche i miei polli, ho utilizzato la gola come sedativo preparando in anticipo nella sala tre cabaret tra buranei, “esse” e “zaeti” giunti freschi freschi dae isoe col cargo umanitario di Maggio. E magna uno e magna staltro aea fine gera tutto un strinzar e man e complimenti percio’ come sempre digo fata anca questa!!

See that girl, watch that scene, dig in the dancing queen

Parte essenziale della tenuta psicologica delle scorse settimane sono stati senza dubbio i componenti della missione Zelarino/Preganziol, Eli, Stefano, Roby ed Enrico giunti con viveri e beni di prima necessita’ a darmi manforte. Il sabato post esame dopo un doverosa e copiosa deposizione di ex-voto a St.Patrik... abbiamo optato per la serata musical e ancora una volta la scelta pseudo-casuale ha premiato. Questa volta e’ toccato a “Mamma Mia!” il musical ispirato alle canzoni degli ABBA, il gruppo svedese che i piu’ fortunati (?) di voi ricorderanno spopolare negli anni 70’, per intenderci nello stesso periodo in cui una ancora lucida Nicoletta Strambelli cantava “Pazza Idea” al Piper. La storia racconta la comica vicenda di una ragazza inglese che vive in Grecia con la madre e che alla vigilia delle nozze invita alla cerimonia i tre possibili padri dopo aver letto il diario della madre ex-soubrette libertina anni 70’. Tutto il canovaccio e’ basato sulla commedia degli equivoci con personaggi divertenti come le amiche della madre ex-componenti di un trio canterino e musiche coinvolgenti un pelo adattate ma che in generale riprendono i successi originali degli ABBA. Assolutamente consigliabile e in caso di impossiblita’ di assistere al musical niente paura visto che a Luglio uscira’ la versione cinematografica con Meryl Streep e Pierce Brosnam.

Bruci la citta’ e crolli il grattacielo

Sul fronte cittadino poco da segnalare. Giusto per contrastare la Knutmania che ha accompagnato i fanatici ursini europei, questa settimana NY ha risposto allo Zoologischer Garten di Berlino festeggiando Akituusaq il piccolo di tricheco nato nello zoo di Brooklin che ha compiuto un anno evento raro visto che su 10 nati in tutti gli aquari del mondo solo 5 hanno soffiato sulla prima candelina, per il festeggiato una torta di ghiaccio quanto mai apprezzata viste le temperature indecenti degli ultimi giorni.

La prima ondata di caldo infernale che ha colto decisamente impreparati sta infatti lentamente terminando ma se scumissia cussi’ a meta’ Giugno no oso pensar a Luglio e Agosto... E forse per cercare un po di refrigerio che il 45-enne francese Alain Robert si e’ arrampicato sul grattacielo sede del New York Times, fortunato a non cadere o peggio a ricevere una gru in testa visto che in sto periodo dai cucuzzoli dei palazzoni in perenne costruzione continua a cadere di tutto...

Venerdi’ scorso scandalosa chiusura da parte dell’uffcio igene del ristorante cinese “La Dinastia”, del quale ero affezionato cliente essendo a circa 70 passi dalla porta di casa... Sono state riscontrate 33 diverse violazioni tra cui cito e traduco: “Facility not vermin proof. Harborage or conditions conducive to vermin exist” (insetti parassiti), “Evidence of roaches or live roaches present in facility's food and/or non-food areas” (sciavi par tutti i cantoni). “Evidence of mice or live mice present in facility's food and/or non-food areas” (sorze a far festa). Non si capisce bene il criterio per cui la chiusura e’ disposta solo se si superano le 28 violazioni, fin a 28 va tutto ben… Comuque una grave perdita perche’ il cibo era proprio buono e, in fondo, lo que no mata engorda...

La citta’ e’ infine ancora piuttosto amareggiata per la fine della corsa di Hillary per la nomination democratica. Nonostante gli ultimi convincenti successi nelle primarie in Kentucky, Puerto Rico e South Dakota, l’ex first lady si e’ dovuta arrendere ad Obama percui a Novembre la sfida sara’ tra l’asinello nero e il vecchio elefante, chi vincera’?

M

P.S. Si avvicina l’Estate e come da tre anni a questa parte ricomincia l’iniziativa -una cartolina non e’ una vergogna- che quest’anno riflette sul tema “In Esta’ e vache va in montagna a far e siore, e e siore e va in montagna a far e vache...” ed e’ quanto mai sentita viste le terrificanti crepe nelle pareti delle mia stanza che aspettano di essere tappate da esotici scorci. Sharm? Maldive? Le casareccie spiagge di Jesolo, Lido o Lignano? Un scampon a Trebaseleghe? No importa, inviate uno stucchevole (nel senso che ghe stucco i muri) ricordo a:

Marco Cavalli

656 W171 Street, Apt.4D

10032, New York, NY

USA